Quali input sono i fattori di produzione?
I fattori di produzione sono input utilizzati per produrre un output, o beni e servizi. Sono risorse di cui un’azienda ha bisogno per tentare di generare un profitto producendo beni e servizi. I fattori di produzione si dividono in quattro categorie: terra, lavoro, capitale e imprenditorialità.
Fattori di produzione
La terra è la risorsa naturale che un’impresa utilizza per produrre beni e servizi per generare un profitto. La terra non è limitata solo alla proprietà fisica o immobiliare. Include tutte le risorse naturali prodotte dalla terra, come petrolio greggio, carbone, acqua, oro o gas naturale. Le risorse sono materiali naturali che sono inclusi nella produzione di beni e servizi.
Il lavoro è la quantità di lavoro svolto dai lavoratori e dai lavoratori che contribuisce al processo di produzione. Ad esempio, se un operaio lavora e i suoi sforzi creano un bene o un servizio, contribuisce alle risorse lavorative.
Punti chiave
- I fattori di produzione sono le risorse che un’azienda utilizza per generare un profitto producendo beni e servizi.
- Terra, lavoro, capitale e imprenditorialità sono le quattro categorie di fattori di produzione.
- Il dibattito primario e la separazione tra capitalismo e socialismo riguarda la proprietà dei fattori primari di produzione.
Il capitale è qualsiasi strumento, edificio o macchina utilizzata per produrre beni o servizi. Il capitale varia in ogni settore. Ad esempio, uno scienziato informatico utilizza un computer per creare un programma; la sua capitale è il computer che usa. D’altra parte, uno chef usa pentole e padelle per fornire un bene e un servizio, quindi le pentole e le padelle sono la capitale dello chef.
L’imprenditorialità combina questi fattori di produzione per ottenere un profitto. Ad esempio, un imprenditore riunisce oro, manodopera e macchinari per produrre gioielli. L’imprenditore si assume tutti i rischi e le ricompense che derivano dalla produzione di un bene o di un servizio.
Scuole economiche di pensiero sui fattori di produzione
La maggior parte delle scuole economiche identifica gli stessi tipi di fattori di produzione: terra, lavoro, capitale e imprenditorialità (capitale intellettuale e assunzione di rischi). Le scuole di pensiero monetarista, neoclassica e keynesiana sono per lo più d’accordo su chi dovrebbe possedere i fattori di produzione e il loro ruolo nella crescita economica. Le scuole marxiste e neo-socialiste sostengono che i fattori di produzione dovrebbero essere nazionalizzati e che la crescita proviene principalmente dal capitale lavoro. La scuola austriaca è forse la scuola a più alta intensità di capitale, suggerendo che la struttura dei fattori di produzione determina il ciclo economico.
Il dibattito principale I capitalisti credono che la proprietà privata sia una condizione necessaria per la concorrenza, l’innovazione e una crescita economica sostenuta. Socialisti e marxisti sostengono che il capitale privato accumulato porta a una disparità di ricchezza incontrollata e alla concentrazione del potere nelle mani di pochi interessi economici.
Gli austriaci sostengono che i fattori di produzione devono essere visti come eterogenei e sensibili al tempo.
Gli austriaci sostengono che i normali modelli keynesiani e neoclassici sono fondamentalmente difettosi perché aggregano tutto il capitale di produzione in istantanee senza senso. Ad esempio, la nozione standard di prodotto interno lordo (PIL) considera tutti gli investimenti come uguali e tratta tutte le vendite di beni strumentali come uguali.
Il metodo austriaco sottolinea che fa davvero la differenza se i produttori costruiscono case o installano binari ferroviari. Quando una tonnellata di acciaio viene utilizzata per un fine sostenibile, dovrebbe essere considerata più preziosa rispetto a quando viene sprecata durante una bolla immobiliare, ad esempio. Gli errori commessi con i beni capitali sono più difficili da correggere e portano a conseguenze più gravi a lungo termine. Questo è indicato come l’eterogeneità del capitale. Poiché l’investimento e l’utilizzo di beni strumentali è strettamente legato al tasso di interesse, gli austriaci si oppongono anche ai controlli sui tassi di interesse nominali da parte delle banche centrali.