Test degli effetti
Cos’è un test sugli effetti?
Il test degli effetti è un metodo utilizzato per valutare l’impatto discriminatorio delle politiche creditizie. La base legale è l’ Equal Credit Opportunity Act (ECOA), che vieta il rifiuto del credito sulla base di razza, colore, religione, origine nazionale, stato civile sessuale o età.
Punti chiave
- Il test degli effetti è un metodo utilizzato per valutare l’impatto discriminatorio delle politiche creditizie.
- La base del test degli effetti è l’Equal Credit Opportunity Act (ECOA), che vieta il rifiuto del credito sulla base di razza, colore, religione, origine nazionale, stato civile sessuale o età.
- A partire da ottobre 2020, il Dipartimento per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano (HUD) ha rilasciato una nuova regola sull’impatto disparato che sposta l’onere della prova sul querelante nel dimostrare la discriminazione.
Capire il test degli effetti
Il test degli effetti si basa su una teoria giuridica chiamata “impatto disparato”, che propone che la discriminazione possa avvenire senza che un’azienda o un individuo manifesti apertamente pregiudizi nei confronti di una classe protetta. Piuttosto, la discriminazione può essere attribuita a un’ampia gamma di fattori socioeconomici e culturali che hanno l’effetto di creare ostacoli per alcuni mutuatari. L’impatto disparato è stato delineato per la prima volta nel Fair Housing Act, che è il titolo VII del Civil Rights Act del 1968.
Durante l’era dei diritti civili, l’impatto disparato è stato notato nella pratica diffusa del redlining, in cui le banche negavano i mutui all’interno di determinati quartieri attorno ai quali avevano tracciato “linee rosse” su una mappa. Sebbene le banche potessero affermare che le loro decisioni erano basate sulle preoccupazioni delle imprese circa la redditività dei prestiti in quei quartieri, in pratica le politiche erano largamente attuate nei quartieri afroamericani e quindi erano discriminatorie.
Polemica sul test degli effetti
Per contrastare queste forme meno evidenti di discriminazione, i test sugli effetti presumono che le informazioni demografiche e statistiche possano essere utilizzate per dimostrare pratiche discriminatorie. I test sugli effetti sono controversi, tuttavia, perché le informazioni demografiche non sono del tutto empiriche e possono esse stesse essere manipolate per produrre i risultati desiderati. Inoltre, alcune pratiche di credito e assunzione ritenute statisticamente discriminatorie potrebbero essere giustificate in alcune circostanze.
Ad esempio, la Corte Suprema ha stabilito che le aziende hanno il diritto di sottoporre a screening i potenziali dipendenti per i precedenti penali, anche se una percentuale maggiore di uomini afroamericani ha precedenti penali. La Commissione per le pari opportunità di impiego fornisce indicazioni dettagliate sull’uso consentito dei controlli su precedenti penali. Non è un diritto assoluto. Le proiezioni in background devono essere “correlate al lavoro e coerenti con le necessità aziendali”.
La Corte Suprema ha anche ristretto le richieste d’impatto disparate, dando alle banche il diritto di basare il test dell’effetto su mutuatari che si trovano in una situazione simile. Cioè, devono trovarsi in mercati simili, aver richiesto prodotti di credito simili ed essere di analoga affidabilità creditizia. Le banche possono difendersi anche citando una legittima giustificazione aziendale.
Infine, qualsiasi rimedio alla discriminazione deve essere altrettanto efficace del metodo statisticamente discriminatorio con una legittima giustificazione commerciale. E per essere trovata in violazione delle leggi sulla discriminazione, la banca deve essere stata a conoscenza dell’altro metodo commerciale in precedenza, ma ha comunque scelto di non utilizzarlo.
La decisione della Corte Suprema ha portato alla cosiddetta regola B del titolo VII. Ora è la base del test degli effetti utilizzato dall’Ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori.
A partire dall’ottobre 2020, il Dipartimento per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano (HUD) ha pubblicato una nuova Regola sull’impatto disparato che sposta l’onere della prova sul querelante nel dimostrare la discriminazione.